Siamo ormai alle porte del Natale e, nonostante il periodo sia ancora “carico” di timori pandemici, tra le persone che conosco emerge spesso il tema delle prossime festività e il desiderio di tornare a viaggiare.
Per molti di noi il Natale è in famiglia e il Capodanno invece viene vissuto come l’opportunità di esplorare città d’arte o di recarsi all’estero per un periodo di relax e di “scoperta”.

Le parole magiche del Natale
Le due parole che spesso vengono evocate in relazione al Natale sono proprio: famiglia e viaggi. Famiglia perché il Natale si festeggia generalmente con i propri cari e viaggi per il lungo periodo che ci vedrà impegnati a progettare weekend o settimane di svago “altrove”.
Come scrive Laura Imai Messina si fa avanti un tempo yuccuri che significa “piano piano”: un tempo di attesa, di pausa che trova il suo spazio nelle ore che dedichiamo ad addobbare i nostri alberi e le nostre case, a pensare ai doni che faremo, al menù che metteremo in tavola.
Un mio caro collega Terapeuta mi ha detto nei giorni scorsi che dal modo con cui i pazienti raccontano come trascorreranno il Natale e come vivono il clima natalizio si possono capire molte cose di loro a livello di relazioni e legami familiari… e io credo che abbia proprio ragione.
Si, perché proprio durante il periodo delle feste molte persone si sentono più fragili e vulnerabili.
Soprattutto se pensiamo a questi ultimi due anni così complicati può essere che ci siano famiglie che hanno perso certezze lavorative, magari alcuni cari si sono ammalati o sono mancati e, quindi, si sentono più sole proprio a Natale: sedie vuote e nostalgia fanno da sfondo ad alberi addobbati e a presepi luminosi.

Christmas blues o depressione natalizia
Ci sono tante persone che dicono senza mezzi termini “Non vedo l’ora che le feste siano finite” perché magari sono single e non è sempre facile accettare e accogliere anche la solitudine di chi è solo. Per cui si parla del fenomeno molto diffuso del Christmas Blues che si caratterizza per la pressione del dover partecipare ad aperitivi natalizi, comprare regali di Natale, stare in compagnia, abbozzare sorrisi anche laddove si avrebbe voglia di rimanere con i propri pensieri.
A tutto questo si aggiunge che la fine dell’anno è tempo di bilanci: si riflette sull’anno che è andato e su tutto ciò che ancora non si è riusciti a realizzare e via così… non stupisce che sia un periodo ad alto rischio di depressione.
Il Christmas blues o depressione natalizia è proprio collegato al periodo festivo che può essere caratterizzato per alcuni da ansia, pensieri negativi, insonnia, vere e proprie crisi di pianto e anedonia. Il cambio di stagione con la diminuzione delle ore di luce e della produzione di serotonina può influenzare l’umore, il ritmo sonno-veglia e altri aspetti legati al benessere.
Sembra un periodo in cui necessariamente bisognerebbe sentirsi felici ed euforici, ma non è così per tutti.

Cosa possiamo fare per prenderci cura di noi?
Intanto il suggerimento è quello di ascoltarci e di far emergere in modo sincero ciò che desidera il nostro cuore. Non è sempre necessario assecondare le richieste degli altri e conformarci al mainstream natalizio. Possiamo provare a ritagliarci dei momenti in cui stare a contatto con noi stessi per mettere a fuoco come ci sentiamo. E magari possiamo scriverlo, metterlo nero su bianco.
Possiamo provare a dire dei “no” se non ce la sentiamo di partecipare ai vari festeggiamenti rispettando il nostro nucleo più interno che ha bisogno di essere ascoltato e accolto.
Possiamo provare a prenderci cura di noi dedicandoci del tempo per coltivare i nostri hobbies, ma soprattutto possiamo riflettere su cosa significhi per noi festeggiare il Natale.
Solo capendo il significato che riveste per noi il Natale possiamo vivere la festività come ci piace: rallentando (yuccuri) e trascorrendo ore con le persone che ci fanno stare bene oppure, se amiamo la frenesia dei festeggiamenti, andando in giro per negozi e dedicandoci allo shopping.
Il significato del Natale non è uguale per tutti e le scelte vanno valorizzate, soprattutto se autentiche.
“Non importa che cosa ci ha ferito, possiamo sempre cercare la riconciliazione. Cercare la riconciliazione non ha condizioni: non significa che gli altri devono cambiare, né che potrebbero farlo. È un invito che facciamo a noi stessi. È l’invito a smettere la guerra dentro. L’invito a permettere che prevalga il senso della cura.
In fondo il Natale è un invito: per questo ci disturba. Per questo può realizzare un miracolo: essere pronti senza essere identificati con quello che ci ha ferito. Il miracolo del Natale è lo sciogliersi, possibile ma non certo, del nostro lamento.”
– Nicoletta Cinotti –

Vivere un Natale autentico
E allora auguro di cuore a tutti di provare a vivere questo periodo natalizio che è appena iniziato in modo autentico… autentico per noi stessi, sfidando un po’ le convenzioni e avendo cura di noi.
Airin non ha difficoltà ad ammettere che soffre di Christmas Blues e risolve la situazione partendo con il marito e la Picci alla scoperta di luoghi lontani… in fondo la casa è là dove è la famiglia e il Natale si può festeggiare anche lontano da una tavolata piena di parenti e cerimonie. L’importante è che il Natale vi renda felici e non tristi, quindi non fatevi problemi a partire in cerca di una dimensione più adatta a voi… e proprio a voi dedico questa poesia:
Au milieu de l’hiver, j’apprenais enfine qu’il y avait en moi un été invincible.
– A. Camus –
Nel cuore dell’inverno ho imparato che dentro di me c’è un’estate invincibile… dedicato a chi è più Christmas Blues che Merry Christmas… con l’augurio che ognuno trovi il proprio “viaggio” per vivere il Natale…. che sia dentro o fuori di sé, magari scegliendo una tra le tante mete interessanti nel mondo.
Bibliografia:
“Wa la via giapponese all’armonia” di Laura Imai Messina
Kasser, T., Sheldon, K. M. (2002). What Makes for a Merry Christmas?, in: Journal of Happiness Studies, vol. 3, n.4, pp. 313-329.
Ti è piaciuto questo argomento?